Tersicore

Tersicore, scultura di Antonio Canova

Musa della danza.

Nella iconografia antica viene normalmente rappresentata appunto nell’accennare passi di danza, sovente imbracciando una lira per accompagnarsi musicalmente.

Secondo la mitologia greca, le nove Muse nascono dall’unione di Zeus con Mnemosyne, figlia di Urano e Gea. Per nove notti gli dei condividono il talamo e, dopo un anno, nascono nove figlie:

  • Clio, la glorificatrice, cui successivamente venne assegnato il significato di protettrice del canto epico e della storiografia. Trae il nome da kleos (gloria) o da kleien (celebrare). Viene raffigurata come una vergine coronata di alloro, con in una mano una tromba e nell’altra un volume.
  • Euterpe, la rallegrante, protettrice della musica dei flauti. Il significato del nome è colei che sa piacere e viene rappresentata come una donzella coronata di fiori che suona il flauto del quale è considerata l’inventrice.
  • Talia, la festosa, protettrice della commedia. Il nome deriva dathallein (fiore). E’ rappresentata come una giovinetta coronata di edera, che reca in mano una maschera e calza stivaletti a mezza gamba.
  • Melpomene, la cantante, protettrice della tragedia. Il suo nome deriva da melpein (cantare). E’ raffigurata come una donna calzata di colturni, con in mano uno scettro ed un pugnale insanguinato.
  • Erato, suscitatrice di nostalgie, protettrice della poesia lirica e della anacreontica. Il nome deriva da eros (amore). E’ rappresentata come una ninfa coronata di mirti (occorre ricordare come, sempre nella mitologia greca, il mirto sia la pianta consacrata ad Afrodite. Nel balletto, il più importante esempio di questa simbologia è rappresentato da “Giselle”) e di rose, che nella mano sinistra regge una lira e nella destra un arco (simbolo del dio Eros).
  • Urania, la celeste, musa dell’astronomia. Trae il proprio nome daouranos (cielo) e, nelle raffigurazioni, in una mano porta un globo, nell’altra una verga.
  • Polinnia, ricca di inni, protettrice della retorica e dea della musica corale. Il nome deriva da poly (molto) e Hymnos (inno), oppure damnashtai (ricordarsi). Viene raffigurata con una corona di fiori o di perle, vestita di bianco. La mano destra è rappresentata nel gesto di arringare, mentre la mano sinistra impugna uno scettro.
  • Calliope, che letteralmente significa bella voce, musa dell’elequenza e della poesia eroica. Viene raffigurata con stilo e tavolette in mano, e infine
  • Tersicore, letteralmente colei che ama la danza, musa della danzae della lirica corale. E’ raffigurata come una giovinetta, coronata di ghirlande, che danza suonando l’arpa.
Tersicore, olio su tela di Jean-Marc Nattier (1739)

Le muse sono importanti sia perché sono considerate le compagnie delle Grazie e di Apollo, sia perché sedevano presso il trono di Zeus, cantandone le lodi, oltre che narrando l’origine e la storia del mondo e le gesta dei grandi eroi e degli uomini comuni. Dal punto di vista simbolico, è anche interessante notare che le Muse siano la incarnazione dell’autorità (figlie di Zeus, re degli dei) unita alla memoria (figlie di Mnemosyne, dea della memoria), a sottolineare l’estrema importanza assegnata dagli antichi Greci all’arte e alla cultura.

Dal termine Muse deriva la parola “Musica”, anche se in greco antico (più propriamente Musiké Téchné), il concetto ha un significato più ampio, assimilabile a quello descritto dal nostro termine “cultura”.

Nella mitologia romana le muse vengono chiamate “Camene” e vengono identificate con le ninfe delle acque e dei boschi.

Le leggende sulle Muse vengono sovente confuse con i miti di Dioniso, Orfeo e Apollo. Quest’ultimo viene anche considerato la loro guida e direttore del coro; da ciò viene l’appellativo, sovente assegnato al dio di Musagete.

Naturalmente, come spesso accade nella mitologia (che nel suo significato etimologico vuol dire “racconto di favole o storie”: Mythos Logos), l’origine delle Muse viene raccontata in differenti modi. Secondo alcune fonti le Muse, anziché essere nove, sono soltanto tre: MnemeMelete e Aoide. Secondo altri, invece, non si tratta di altro che delle nove figlie del Macedone Piero, che sapientemente ne creò e alimentò una vera e propria leggenda.

La controversia sull’origine delle Muse, nulla toglie al fascino della mitologia greca e i creatori di danza non potevano, ovviamente, restarne immuni. Il balletto che forse manifesta in maniera più evidente questo legame è l’ “Apollon Musagète” di Georges Balanchine.


A cura di Alberto Soave


Fonti:

  • Luigi Rossi, Dizionario di Balletto, Edizioni della Danza, Vercelli 1977
  • Varie da Internet
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