Alain Delon e il suo danzar soave… ora fra le stelle

Ieri, domenica 18 agosto 2024, il mondo del cinema ha perso una grande icona, l’attore francese Alain Delon. Delon è stato il simbolo di bellezza e seduzione per decenni. Chi non lo ricorda nel simpatico Tancredi, nipote del principe di Salina nel Gattopardo di Visconti, che sposerà la bella Angelica, Claudia Cardinale! Quale donna non ha desiderato essere al posto della giovane Sonia Petrova, l’allieva di cui Delon, professore disilluso si innamora ne La prima notte di quiete di Zurlini? Ma Alain non era solo bello, era anche bravo, e tanto, come ha dimostrato nel film Mr.Klein di Joseph Losey in cui è in realtà un avvoltoio trafitto nel cuore da una freccia, come suggerisce l’immagine dell’arazzo che vediamo all’inizio del film.

Alain Delon e Rudolf Nureyev da Maxim

Ma noi non siamo qui per ricordare di lui quello che sanno tutti, ma per evidenziare qualcosa di  meno noto: il suo amore per la danza. Già, infatti l’attore era un assiduo frequentatore dell’Opera quando c’era a programma il balletto. Ai tempi della sua relazione con Mireille Darc, che durò dal 1968 al 1983, si recava spesso con lei nel primo teatro di Parigi e dopo, a spettacolo finito, aveva piacere di complimentarsi personalmente con le varie étoiles della serata. Una di queste era Rudolf Nureyev col quale l’attore sviluppò una calorosa amicizia. Ci sono diverse testimonianze fotografiche a riguardo  come quella che ritrae i tre da Maxim a Parigi, dopo il Gala di «Phedre» all’Olympia il 15 ottobre 1968, ma Delon e Nureyev si incontrarono anche per la serata in onore di Michelle Morgan il 31 gennaio 1982, ben 14 anni dopo, il che dimostra appunto il loro duraturo legame affettivo e di stima reciproca. Ricordiamo che l’anno dopo, nel 1983, Nureyev fu nominato premier maître de ballet del Balletto dell’Opéra di Parigi.

Alain Delon, Michelle Morgan e Rudolf Nureyev, serata in onore di Michelle Morgan, 31 gennaio 1982 (foto di Bertrand Laforet. Gamma-Rapho via Getty Images)

Ma c’è un altro fatto che dimostra il collegamento di Alain con la danza: nel 1992 l’attore produce un film proprio sul mondo del balletto, Coreografia di un delitto con la regia di Gilles Behat. Si tratta di un giallo ambientato in una scuola di danza. Delon veste inconsuetamente i panni di un celebre ballerino, poi diventato maestro in seguito ad un incidente che lo ha reso zoppo, che impone allenamenti massacranti agli allievi. Tra questi ce n’è uno di tutto rilievo, Chico, interpretato da Patrick Dupont, il dotatissimo ballerino francese che nel 1978 sarà promosso principal dell’Opera di Parigi per poi diventarne étoile nel 1980.

La storia del film vede un ispettore di polizia indagare sulla morte di alcuni allievi della scuola di danza. Tutto farebbe pensare a una serie di delitti con un unico comun denominatore. Ma per chi non ha visto il film non vogliamo svelare il finale. Delon non rinuncia al suo fascino anche se ha già 55 anni e in diverse scene lo si vede con bellissime ballerine dai corpi scultorei, completamente nude. Lui però è sempre gelido anche quando amoreggia con la strepitosa modella-ballerina Tonya Kinzinger. Anche in quel frangente ha lo sguardo perennemente rivolto verso ad un lato mentre la colonna sonora dell’amplesso sono le note a tutto volume del  “Romeo e Giulietta” di Prokofiev.

Alain Delon in Coreografia di un delitto

Un film che senz’altro non si può considerare un capolavoro: anche il finale senza un motivo né movente apparente, sembra scopiazzato da “Opera” di Dario Argento, e non convince per niente. Ma la confezione è curata, comprese le scenografie dei tetti e una parte cittadina di Parigi addirittura ricostruita in studio, e la fotografia di José Luis Alcaine, anche se con meno efficacia, sembra emulare i thriller di De Palma. A doppiare Delon è Franco Zucca, noto doppiatore italiano (prestò la voce a Ben Kingsley in Schindler’s List, Raúl Juliá in La famiglia Addams e La famiglia Addams 2, Tom Wilkinson in Michael Clayton, Pete Postlethwaite in Nel nome del padreGrazie, signora Thatcher e Richard Jenkins in La forma dell’acqua).

Alain Delon, nei panni di Alan, claudicante, ambizioso, spietato, misterioso, ha saputo suscitare atmosfere cupe e molto tese, in cifre in cui la verità fatica molto a farsi strada e ogni versione che lo riguarda risulta sempre verosimile (vittima, mostro, un uomo ferito, un uomo che vuole vendicarsi)“, così scrive Gian Luigi Rondi su Il Tempo il 26 maggio 1992). Ed ha assolutamente ragione il grande critico cinematografico, decano della critica italiana, presidente dell’Accademia dei David di Donatello e direttore e presidente della Mostra di Venezia.  I termini “ambizioso, spietato, misterioso” sono sempre stati azzeccatissimi per la grande icona del cinema francese, ma Alain anche in questo film era qualcosa di più: estremamente elegante come un vero maestro di danza, quello che ci fa pensare che morto lui adesso “il ballo è finito”, come ha detto Claudia Cardinale, appresa la morte del suo Tancredi.

Francesca Camponero

[Nella foto in alto, Alain Delon e Claudia Cardinale ne Il Gattopardo]

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