L’amaro saluto di Giuseppe Picone al termine del suo mandato al San Carlo
Abbiamo avuto tutti modo di verificare l’ottimo lavoro fatto da Giuseppe Picone al Teatro San Carlo di Napoli in questi tre anni che lo hanno visto Direttore del Ballo. Un lavoro che lo stesso Picone ha sempre affermato essere stata “una meravigliosa esperienza in cui tutti siamo stati in grado di portare in alto il livello della compagnia con enormi soddisfazioni”. Ma tutto finisce e oggi per l’étoile è il momento di salutare il teatro in cui ha svolto questa importante carica, ma soprattutto il teatro che lo ha visto nascere e che lo ha formato.
Riportiamo, per gentile concessione del Maestro, le sue parole che riteniamo essere di grande importanza in questo momento:
Dal 1 Gennaio 2021 termina la mia carica in qualità di Direttore del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli.
Da una parte sono molto felice perché non devo sentirmi responsabile di un settore che in Italia fa acqua da tutte le parti.
Dall’altra, mi dispiace per un senso di responsabilità verso questa meravigliosa Arte che non ha mai smesso di stupirmi.
La Danza Italiana è parte lesa di un sistema operativo egoista e superficiale.
Quanti anni attaccati alla sbarra, fin dalla scuola di ballo, per sentirsi appagati dagli applausi del pubblico, di provare forti emozioni in scena, l’adrenalina che sale in camerino mentre ti prepari.
Come si può spiegare tutto ciò ai politici, in effetti non dovrei farlo. L’ Arte va vissuta e sostenuta a prescindere, perché ha la capacità di cambiare le persone ed il modo di pensare.
Ha il potere di avvicinare i popoli di tutto il mondo.
Durante la mia carriera ho rilasciato tante interviste a giornali prestigiosi chiedendo ai politici Italiani di investire tempo e denaro nella danza.
Ho elencato spesso le differenze lavorative tra l’Italia ed altre nazioni come la Francia, Inghilterra, Austria, Germania.
Non è servito a nulla.
Peccato!!!
Bisogna poter dare lavoro a dei ballerini professionali e licenziare quelli che non sono all’altezza di essere chiamati TERSICOREI, eliminare modi lavorativi sbagliati, abbassare l’età pensionabile a 40/42 anni per il cambio di generazione, fondamentale per il nostro mestiere, ed assicurare una pensione dignitosa, rivedere tutto il contratto nazionale, ridimensionare la figura dei sindacati, altrimenti la FINE è dietro l’angolo.
Per tanti giovani tersicorei e talentuosi coreografi italiani non vedo una luce in fondo al tunnel, e la cosa mi intristisce.
[In alto: Giuseppe Picone al San Carlo di Napoli (foto di Alessio Buccafusca)]