L’eleganza di Legris riscatta una Prima dal sapore troppo televisivo

L’anno della pandemia ha penalizzato anche uno degli appuntamenti teatrali più importanti in Italia: la prima della stagione della Scala, la famosa serata di Sant’Ambrogio. Un vero peccato per chi adorava presentarsi in teatro con la mise più bella e costosa, ma soprattutto per chi ha ancora coscienza del significato di questa serata che, al di là dei fasti in platea, rappresenta l’esecuzione di qualcosa di prezioso e maestoso in cui sono coinvolte tutte le eccellenze delle maestranze di lirica, musica e balletto.

Il M° Riccardo Chailly, direttore dell’Orchestra

Quest’anno non si poteva far nulla di diverso che effettuare uno spettacolo a porte chiuse, ma che era stato promesso in diretta tv (mentre così non è stato). Dalle 16,45 di ieri molti italiani erano davanti al loro piccolo schermo per assaporare quello che non avevano mai visto dal vivo e che finalmente diventava alla portata di tutti entrando nelle case di ognuno anche senza bisogno di indossare quelle mise particolarmente belle e costose dei vari vip invitati alle precedenti edizioni.

Quasi tre ore di programma trasmesse su Rai 1, Radio 3 e Raiplay con il titolo “A riveder le stelle” dal grande significato simbolico in questo periodo di totale oscurantismo da covid. Un Gala d’opera e balletto con anche interventi recitati, un’idea nuova del “genio” del momento, il regista Davide Livermore.

E così abbiamo visto alternarsi scene operistiche, dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, che ha aperto la serata musicale, fino al Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, che l’ha chiusa, tutto nel perfetto stile di Livermore, quello dello stupire più che si può con effetti speciali.

I protagonisti della danza

Ma è questo il teatro? È di questo che aveva bisogno il Teatro alla Scala per supplire alla prima della Lucia di Lammermoor?… pensiamo proprio di no. Quello che si è visto stasera è stato un grandioso show televisivo che con scenari pirotecnici ha tolto al teatro piuttosto che aggiungere. Tutti bravi, bravissimi, ma nessuno eseguiva la sua performance in diretta. Tutto immerso in un film, senza pathos da trasmettere al pubblico.

Il maestro Riccardo Chailly ha diretto l’orchestra con la mascherina (cosa che poteva benissimo evitare) per fare vedere come è ligio alle regole sanitarie dettate dal governo, ma non ha usato la sua bacchetta per gli interventi di danza. No comment.

Ed è alla danza che finalmente arriviamo come vuole la nostra specializzazione. I primi ad esibirsi, quattordicesimi nella scaletta prevista dal programma, Nicoletta Manni e Timofej Adrijashenko nell’Adagio dal Grand pas de deux del II atto da Lo schiaccianoci. Una bella coppia, affiatatissima, di cui, come sempre, si sono apprezzati classe ed eleganza. Qualche imprecisione nel biondo Adrijashenko, ma nessuna in Nicoletta Manni. Per fortuna nessuna scenografia strabiliante a fare da sfondo, per cui si è potuto prendere visione bene dell’esecuzione, a parte qualche taglio di alcune riprese che ha penalizzato proprio le gambe dei ballerini.

Bolle è entrato a metà serata, dopo un intervento recitato che riportava alcune frasi famose di Nureyev da parte di tre attori che nulla avevano nell’aspetto che riportasse alla danza. L’etoile ha danzato per 7 minuti in “Waves” coreografia che unisce tradizione e tecnologia in cui ancora una volta lo abbiamo visto duettare con il laser. Diciamo che sarebbe stato più consono alla serata un assolo di stile classico, ma considerando tutto lo spettacolo non si può certo dire che il suo intervento fosse poi così fuori luogo.

Dopo di lui “Verdi Suite” un estratto dai ballabili da I Vespri sicilianiJérusalem, Il trovatore con la coreografia del neo direttore del Ballo Manuel Legris. Un pezzo di straordinaria raffinatezza in cui i danzatori hanno dato sfoggio di bravura e leggiadria degni del sofisticato disegno di Legris. Splendide legazioni a canone tutte di puro stile francese eseguite perfettamente da Martina Arduino, Virna Toppi, Claudio Coviello, Marco Agostino, Nicola Del Freo. Sette minuti di pura bellezza, finalmente.

Inutile dire che ci auguriamo tutti che il teatro riapra quanto prima le sue porte perché la tv e il virtuale non sono certo il suo biglietto di presentazione.

Francesca Camponero

[In alto: Timofej Adrijashenko, Nicoletta Manni e Manuel Legris]

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