A Napoli Levaggi conferma la sua smagliante creatività con Death Speaks
Chi conosce il lavoro di Matteo Levaggi sa che la sua ultma performance insieme a Samantha Stella non poteva che stupire, affascinare ed arrivare come un pugno allo stomaco agli spettatori. E così è stato a Napoli in ocassione della prima assoluta site-specific per l’esposizione Robert Mapplethorpe al Madre di Napoli.
“Death Speaks” (questo il titolo) presentata domenica 20 gennaio alle 18.00, al terzo piano del museo d’arte contemporanea della Regione Campania, è un coreografia commissionata e prodotta dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, un omaggio unico ad uno dei più grandi fotografi del XX secolo che ha visto protagonista lo stesso Levaggi e con l’artista visiva Samantha Stella in scena con il ballerino del Corpo di ballo del Teatro San Carlo Salvatore Manzo.
Un viaggio danzato che comincia davanti al triplice nudo Ken and Lidia and Tyl e che termina accanto all’autoritratto di Robert Mapplethorpe del 1988, dopo aver attraversato tutto il museo. Un museo che per l’occasione si trasforma in uno spazio teatrale che ha tutte le carte in regola per essere un vero e proprio palcoscenico su cui si propongono “quadri scenici” che riprendono le produzioni più significative di Stella e Levaggi. Fiori colrati, corpi seminudi, calze a rete, tutto nello stile di Levaggi: sensuale, carnale, aggressivo ed intrigant, in cui i movimenti sembrano più suggeriti che esibiti come dei languidi sussurri.
Samantha Stella ricorda facilmente quella che fu la grande musa di Mapplethorpe, Patti Smith, mentre Salvatore Manzo, abile ballerino del Corpo di ballo diretto da Giuseppe Picone (per altro presente alla performance), regala indubbiamente uno dei passaggi più emozionanti dello spettacolo. Sdraiato per terra con le braccia stese ai lati sembra un sensuale Crocifisso che si rifà a quello esposto sulla nicchia davanti a lui ( non a caso) che è stato attribuito di recente alla Scuola Di Giambologna.
Indubbiamente d’effetto questa performance in cui Levaggi impugna il bastone a forma di teschio uguale a quello che sosteneva gli ultimi tempi il corpo provato dall’Aids di Mapplethorpe, in cui si ritrovano le suggestioni dei film di David Lynch che mettono a confronto temi come l’eternità e la caducità, il bene ed il male, l’eros e thanatos. Tutto scandito dai colori preferiti da Levaggi: il bianco e nero, colori della fotografia d’arte per eccellenza.
“Sono ossessionato dalla bellezza, vorrei tutto fosse perfetto, e putroppo non è così” diceva Mapplethorpe che guardava alla classicità con spirito d’emulazione. Beh, il lavoro del duo artistico Matteo Stella Dance Arts che mette in scena la violenza ruvida accanto all’ideale estetico classico, se non si può considerare perfezione assoluta, diciamo però che le si avvicina molto.
Complimenti davvero.
Francesca Camponero