Madre: il Balletto Civile di Michela Lucenti alla Tosse di Genova
Grande, accoglie il grembo della madre che dentro di sè tiene ed ascolta tutto ciò che i figli vogliono comunicare. Amore, dolore, rabbia, energia stanno tutti lì e si muovono quasi in sincronia con chi è capace di accogliere sempre e incondizionatamente, la madre. Madre intesa come origine di tutto, madre intesa anche come punto di partenza da cui staccarsi per provare a stare da soli e quindi affrontare la vita senza più sostegni.
Tutto questo è nell’ultimo lavoro di Michela Lucenti intitolato appunto Madre che ieri sera ha debuttato al Teatro alla Tosse nella IV edizione di Resistere e creare. Nella performance della Lucenti che col suo Balletto Civile indaga da sempre l’aspetto fantasmatico del personaggio, sempre più si va ad individuare la relazione tra l’ “io” riflesso e l’”altro” corporeo volgendo a una tensione verso un teatro totale in cui il suono diventa immagine e l’immagine e il movimento danno origine ai suoni. Insomma un tutt’uno di movimenti, parole e suoni in cui i corpi sembrano esplodere in esterni di libertà e redenzione.
Quando il pubblico entra in teatro il sipario è già aperto e sul palco in un angolo vi è un corpo sdraiato come abbandonato con indosso una maschera da clown grottesco. Quando il tizio si alza e comincia a danzare avanzando verso il proscenio fa quasi paura, ma poi via la maschera e quindi via anche la paura. Nel frattempo entra un altro, anche lui si muove, sembra giocare a calcio, parla una lingua latina forse portoghese, va sempre più veloce fino a stancarsi e si accascia per terra con un braccio teso verso l’alto. Entra allora una donna, non giovane, anche lei parla, in francese, poi in inglese, in italiano e si avviciva all’uomo per terra a cui si sono sciolti i lunghi capelli i. Un immagine che ricorda la Pietà, lei è la Madonna, lui il Cristo. La donna prende la testa dell’uomo e la infila in un secchio con all’interno un qualcosa di indefinito intrinso come di sangue. Lui indietreggia ma il sangue schizza dappertutto quasi sino a pubblico. Certo dal sangue non si può sfuggire ed è difficile pulirsi ricordiamo come Lady Macbeth non riesca più a tergersi le mani dopo aver indotto il marito all’omicidio del suo re.
Tutto va avanti in un crescendo di emozioni in una coreografia energica, perfetta, pulsante. La Lucenti eccelle come sempre nei suoi carismatici assoli, ineguagliabile rapisce gli occhi del pubblico e si butta nella mischia dei sui ballerini in una sorta di orgia metafisica. Il palcoscenico è diventato Babele, il simbolo di un’unità obbligata e artificiosa, una globalizzazione forzata in cui regna il caos, da cui però si rigenera tutto.
Lo spettacolo si chiude quasi di botto, con il dispiacere del pubblico che sarebbe rimasto ancora un po’ sulla poltrona ad apprezzare il lavoro di questa splendia compagnia.
Francesca Camponero
[Tutte le foto sono di Donato Aquaro]