Le Corsaire alla Scala: recensione
Pulita e tecnicamente impeccabile, questi i termini con cui definire l’esecuzione di Le Corsaire del Balletto della Scala. Un balletto firmato da Anne-Marie Holmes per la prima volta in scena sul palco del Piermarini che ha definitivamente lanciato i neo primi ballerini e solisti appena designati.
Un debutto e una nuova produzione senza guest, tutta affidata alle “forze interne”della giovane compagnia diretta da Frédéric Olivieri. Un direttore che, ben consapevole della preparazione dei suoi ballerini, li ha messi alla prova in un balletto estremamente complesso e virtuosistico. Prova indubbiamente superata dal momento che la stessa Holmes non ha esitato a definire i danzatori scaligeri “semplicemente meravigliosi”.
La coreografia della canadese (che con questa sua rilettura del celebre balletto ottocentesco ha vinto anche un Emmy Award) ha apportato notevoli cambiamenti all’originaria coreografia di Marius Petipa, cambiamenti pensati per il pubblico americano ed occidentale che conosceva bene. Via tutto ciò che riguardava le parti mimiche ormai anacronistiche per dar vita ad uno spettacolo che ha notevolmente snellito il lungo balletto del 1868. Da qui il successo di questo Corsaire nato nel 1997 per il Boston Ballet e pochi anni dopo entrato anche nel repertorio dell’American Ballet Theatre.
Oltre ai tagli delle sequenze in pantomima, la coreografa ha anche operato alcuni spostamenti: nel III Atto le odalische non danzano più alla corte del pascià, ma nella scena del mercato del I Atto, come ha trasformato il mercante di schiavi Lankendem in un personaggio danzante, come si vede nel pas de deux detto Pas d’esclave, da lui eseguito insieme a Gulnare nel I Atto.
Mentre le variazioni femminili dal lei create sono ancora più delicate di quelle sovietiche, come la lunga e difficile variazione di Medora che nel I Atto seduce il pascià, detta Finesse d’amour, indubbiamente una vera perla, che ha messo in luce tutto lo splendore delicato e l’indiscussa bravura di Nicoletta Manni. Una bravura confermata nel passo a due con Conrad, alias Timofej Andrijashenko, nella scena d’amore del II Atto in cui ancora una volta esce il grande affiatamento tra i due primi ballerini.
E se la Manni appare dolce ed innamorata nella sua interpretazione di Medora, Martina Arduino è senz’altro una meravigliosa seduttrice nel ruolo di Gulnare. Perfetta, regale, il suo fraseggio è curato nei dettagli e ogni linea dei suoi movimenti risulta nitida e sicura. Una danzatrice già formata, cosa non scontata per la sua giovane età.
Ma chi è balzato agli onori delle cronache è Mattia Semperboni nei panni dello schiavo Alì, che ha sostituito Claudio Coviello infortunato. Semperboni ha dato infatti una splendida prova: grandi salti, ottimi giri eseguiti con eleganza e leggerezza, insomma un vero talento che farà parlare ancora di sè.
Sul podio Patrick Fournillier, specialista del repertorio francese, ha offerto una direzione in linea con la partitura coreografica, incalzante e frizzante quando era il caso e morbida e delicata quando era richiesto il contrario, riuscendo a rendere omogeneo un balletto costruito su tanti piccoli brani.
Le repliche del Corsaire proseguono fino al 17 maggio 2018 ma per chi non potrà recarsi al Teatro alla Scala, va ricordato che la recita del giorno 16 maggio 2018 verrà videotrasmessa da Rai 5 in data da definire mentre sarà trasmessa in diretta dal circuito cinematografico All’Opera.
Francesca Camponero
[Foto di Brescia-Amisano]
Avrei voluto tanto vederlo, ma il filmato RAI era a dir poco pessimo.
Il punto di vista cambiava troppo spesso, impossibile concentrarsi; per giunta le riprese erano sempre spazialmente limitate, quando andava bene si vedeva quasi mezzo palcoscenico, ma spesso si vedevano solo pezzi di ballerini.
Dopo 10 minuti mi è venuto un tal nervoso che ho spento il televisore.
Un disastro. Secondo me molto negativo per il mondo della danza.