Due concerti a confronto per il primo dell’anno
Fin da quando ero bambina e il primo dell’anno mi svegliavo la mattina tardi, per me era una gioa accendere la televisione a mezzogiorno per guardara il Concerto di Capodanno trasmesso in eurovisione da Vienna. Certo, la musica di Strauss mi è sempre piaciuta, ma la cosa interessante per una piccola ballerinetta era vedere danzare valzer e polke dallo straordinario corpo di ballo del Wiener Staatsballett.
A quei tempi a dirigere l’orchestra era il viennese Willi Boskovsky che diresse dal 1955 fino al suo ultimo concerto di capodanno il 1º gennaio 1979. Quell’anno io compivo 20 anni.
Devo ammettere che in seguito i famosi concerti mi sembrarono meno piacevoli senza la gioia e l’ironia di Boskovsky, ma non per questo smisi di seguirli fino ad oggi in cui a dirigere era il nostro italianissimo Riccardo Muti, già sul podio del Wiener Philharmoniker negli anni 2000 e 2004. Ma questo inizio di 2018 ha scelto l’Italia anche nell’esecuzione del corpo di ballo del Wiener Staatsballett che, se lo scorso anno, quale nostro portabandiera, aveva il coreografo Renato Zanella, in quest’occasione ha contato sulla presenza del coreografo Davide Bombana (già impegnato a Vienna nel 2012 e nel 2015).
Tuttavia da diversi anni il Teatro La Fenice di Venezia ha usurpato il primato in diretta del concerto di Vienna per presentare un concerto di inizio anno “tutto all’italiana”. E tutto all’italiana è anche l’intervento della danza all’interno del concerto che questa volta ha visto impegnato il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma all’interno dei palazzi storici della città di Venezia. A danzare erano l’étoile e Direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato assieme a Benjamin Pech, già étoile dell’Opéra di Parigi e attuale assistente alla Direzione del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, che ha curato anche le coreografie, e con loro anche l’étoile Rebecca Bianchi (che spiccava nel gruppo) e il primo ballerino Claudio Cocino.
Io però, forse per un attaccamento al passato, sono assolutamente d’accordo con quanto ha detto il Maestro Muti: ”Nessun altro concerto con nessun’altra orchestra può essere uguale a questo della Wiener Philharmoniker e non si può iniziare l’anno in altro modo, con migliore serenità. Chi lo fa con il “Va’ pensiero” del Nabucco e con il brindisi della Traviata non si rende conto che uno è il lamento di un popolo prigioniero e che l’altro non è un valzer di gioia. La Traviata inizia con una musica di tragedia e in quel valzer Violetta cerca di trovare una felicità che non ha, alla fine dell’opera muore».
Francesca Camponero