Mani-ere, della Geranos Orchestra Dance Company
Mai come in questa occasione ci accingiamo ad entrare nel merito di una compagnia e di una direzione artistica, peraltro a quattro mani, che ha impresso la propria storia artistica e coreografica sui libri di storia. Difficilmente scorgiamo nel panorama nazionale della danza compagnie così certosine nella scelta dei propri contenuti, tanto della nomenclatura quanto quella del repertorio per cui, a maggior ragione, ci piace ancor più giocare con le loro parole e la loro progettualità. Fin dal primissimo titolo della coreografia “Mani-ere” di Luca Calzolaro, co-direttore artistico della Geranos Orchestra Dance Company con Stefania Ciancio, proposto nella tappa numero zero della mini tournée al Teatro Verdi di Salerno e prossimamente in scena al Teatro Aldo Giuffré di Battipaglia (Sa) ed al Teatro De Filippo di Arzano (Na).
Ma procediamo con ordine, ovvero con il conoscere la genesi della Geranos Orchestra Dance Company. Qui ci addentriamo nella cultura di danza più antica e con i ciceroni Luca Calzolaro e Stefania Ciancio scopriamo il perché di questo nome:
Il geranos (pronunciato Ghèranos) era una danza collettiva rituale nata più di 3.000 anni fa a Creta ed a Delo, come testimoniano alcuni ritrovamenti scritti e pittorici, fra i quali la decorazione di uno splendido vaso del 570 a. C. conservato nel Museo Archeologico di Napoli.
Il nome deriva dalla similitudine dei movimenti coreografici di questa danza con il volo delle gru (γερανός) ed è possibile trovare riferimenti a questa danza nelle opere di molti autori antichi (Plutarco, Cicerone, Virgilio) oltre che nell’Iliade come chiaro riferimento al mito del labirinto e del Minotauro: Omero infatti – parlando dello scudo di Achille – fa una dettagliata descrizione della danza che vi era scolpita, con la sua spirale di fanciulli (uomini e donne alternati gli uni alle altre). La danza – insegnata da Dedalo (il creatore del labirinto) ad Arianna e da questa poi a Teseo, come una sorta di “chiave” o di “mappa” del percorso da seguire per entrare e per poter uscire dal labirinto – aveva una coreografia “a spirale” (con espliciti richiami ai due sensi di rotazione: uno simbolo di morte – dall’esterno della spirale verso il centro – e l’altro, in senso inverso, quale simbolo di vita). I fanciulli e le fanciulle, in una esplicita cerimonia iniziatica, tenendosi per mano seguivano il capofila in un metaforico e rituale viaggio agli inferi per poi, una volta raggiunto il centro e quindi in una morte simbolica, poterne uscire verso la rinascita, verso una nuova vita.
E’ questo l’elemento che ci ha indotti a scegliere questo nome: il fatto che richiamasse una danza antica di trenta secoli, che fosse eseguita da giovinetti e – soprattutto – per il suo valore simbolico, quasi “salvifico”: simbolo di risalita, di salvezza dalle difficoltà, di apertura. Un cammino grazie al quale, tenendosi per mano, ci si apre alla vita e ad un futuro di speranza.
E scopriamo che i nove giovinetti scelti dai direttori artistici Luca Calzolaro e Stefania Ciancio sono professionisti di un ensemble che non prevede primedonne ma un gruppo assolutamente omogeneo di danza contemporanea.
La prima coreografia “Mani-ere” è di Luca Calzolaro, interprete di punta dei fantasmagorici “Notre Dame de Paris” e “Jesus Christ Superstar”, nonché coreografo di produzioni altrui fino all’allestimento del “Mani-ere” di questi giorni, di cui lo stesso poliedrico artista ebolitano ci spiega genesi e fattura coreografica:
le mani sono lo strumento principale della nostra vita e raccontano chi siamo, quello che abbiamo vissuto. Le mani esprimono quello che le parole non dicono e danno forma alle idee. Mani che raccontano le età della vita, idee ed ideali, mani che descrivono l’orrore che la violenza suscita e riportano alla mente azioni dure e spietate come quelle della violenza sulle donne. Mani che non alzano muri ma li abbattono e che costruiscono ponti fra diversi popoli del mondo, mani che accolgono e non respingono, mani che si stringono attorno ad altre mani. Il tutto narrato attraverso il movimento del corpo ed ovviamente delle mani.
A questo punto non ci resta che guardarle danzare le mani della Geranos Orchestra Dance Company, in scena il primo aprile al Teatro Aldo Giuffré di Battipaglia ed in replica con una suite di “Mani-ere” al Teatro De Filippo di Arzano.
Un gioco di mani e di parole, dunque, capace di scardinare la rincorsa al potere a tutti i costi a beneficio di una sana alleanza che ci conduca ad un futuro più roseo e radioso. Si passa celermente dall’egoismo professionale più bieco alla solidarietà risolutrice di tutti i mali, con una coreografie di una settantina di minuti concepita per uno spartito di autori vari e scene e costumi idonei alla quotidiana lotta tra il malato egoismo ed il lavoro solidale a mani nude. I quadri si alternano come in una matriosca impazzita fino alla soluzione beneaugurante dei nove protagonisti Luigi Pagano, Angela Alfano, Andrea Capoluongo, Clarissa Miceli, Arianna Volzone, Alfonso Donnarumma, Sara Corvo, Sabrina Mastrangelo e Lucia Pellegrino.
Massimiliano Craus