Bruno Vescovo, straordinario brisé volét per Porcile
Fu il papà a capire che Bruno sarebbe diventato un ballerino, ma non un ballerino qualunque, un primo ballerino, quando in un primo tempo il ragazzino pensava di fare il musicista: “Tu non diventerai concertista, ma bensì sarai un ballerino, anzi non diventerai ballerino, ma primo ballerino” previde un giorno il padre facendolo rimanere meravigliato. Ma i genitori, si sa, dei figli capiscono tante cose, anche quando questi pensano il contrario, ed infatti il piccolo Bruno Vescovo, ammesso alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala nel 1968, qui si diplomò ed entrato a far parte del Corpo di Ballo dello stesso teatro divenendone in breve tempo Solista e Primo Ballerino.
La Scala è stata senza dubbio la sua “casa”, sin dal tempo dei maestri che si sono presi cura di lui, dalla primissima insegnante, Elide Bonagiunta, che era stata a sua volta Prima ballerina della Scala, nonché una delle ultime allieve dirette di Enrico Cecchetti, ed ancora Esmée Bulnes, Carola Zingarelli, fino a Giulio Perugini, altro Primo ballerino scaligero che gli dava lezioni di passo a due, mettendolo qualche volta in difficoltà affidandogli ballerine più alte di lui. Bruno, a dire il vero, non apprezzava molto il fatto, fino a che non comprese che sarebbe stata cosa molto utile durante la sua carriera.
Vescovo ha danzato innumerevoli ruoli classici e moderni nelle produzioni dei più grandi coreografi di fama internazionale quali Nureyev, Cranko, Fascilla, Lichine, Amodio, Blaska, Pistoni, Bejart, Flindt, Taras, Bortoluzzi, Balanchine, Alonso, Skibine, Milloss, Cullberg, Massine Sr e Jr, Gai, Buttler, Cannito, Bruhn, Kilian, Van Mannen, Cauley, Martinez. Con la Scala ha danzato come Principal al Metropolitan di New York, a Buenos Aires, a San Paolo di Brasile, a Rio de Janeiro, a Ottawa, a San Francisco, a Saint Louis e ad Atlanta. Ospite dell’Arena di Verona ha danzato in Germania, Olanda, Francia e Svizzera. L’ultimo ruolo da Primo Ballerino alla Scala è stato quello di “Rothbart” nel Lago dei Cigni di Nureyev nel 1994, dopo di che ha cominciato a collaborare come Maitre de ballet et Professeur presso vari enti lirici e scuole private.
Come tanti altri artisti del suo calibro anche lui ha avuto occasione di salire sul palco di Nervi e questo accadde nel 1983 quando la Compagnia del Teatro alla Scala portò al Festival Internazionale del Balletto La bella addormentata nel bosco nella versione coreografica di Alicia Alonso, mentre i costumi e le scene erano di Beni Montresor. Bruno Vescovo sosteneva un ruolo a lui congeniale, che lo rese davvero unico non solo in quell’occasione: l’Uccello Blu. Mario Porcile rimase assolutamente estasiato dall’interpretazione di Vescovo, come lo fu il noto critico di danza Luigi Rossi che nella recensione uscita su La Notte il giorno dopo la prima del Festival (il 1° luglio 1983), di lui scrisse così : “Grandi acclamazioni per Bruno Vescovo come Uccellino blu, pietra di paragone della tecnica trascendentale che l’eccellente ballerino scaligero affronta con disinvoltura e simpatia a fianco della brava e bella Anna Maria Grossi”.
L’ammirazione di Porcile per Vescovo continuò anche dopo il Festival, tanto è vero che nel 1989 dopo aver ammirato il ballerino in una sua intepretazione nel Lago dei cigni gli scrisse una lettera con la tipica ironia che lo distingueva (che qui riportiamo per gentile concessione del Maestro Vescovo):
“Caro Vescovo, no! Eminenza! non va Cardinale! Insomma, caro Bruno, ti ho applaudito nel Lago dei cigni. Sei sempre più giovane e più fresco. Veramente dicevo agli altri giornalisti stranieri che mi stupivo della tua freschezza ed esuberanza e che insomma, sei sempre tu quello che tiene sù il morale, nei momenti in cui il balletto va a ramengo e dorme. Insomma, mi voglio complimentare con te, per la tua eterna giovinezza. Bravo, complimenti davvero. Un abbraccio Mario Porcile”.
La stima reciproca tra Porcile e Vescovo continuò fino alla fine e quando il ballerino andò in pensione dalla Scala, Porcile gli mandò un telegramma che riporta queste belle parole: ”Te ne vai dal palcoscenico, grazie per tutto quello che ci hai dato. Auguri. Mario Porcile”
Bruno Vescovo conserva questi scritti con affetto e devozione e parlando di Mario Porcile ci racconta: ”Non ci può più essere una persona come lui. Porcile, oltre ad essere un gran signore, era al contempo uno strardinario direttore artistico e un grande manager. Lui si occupava personalmente della scelta degli artisti, ma curava anche la parte amministrativa del festival. Oggi o sei una cosa o l’altra, e il difficile poi è che queste due figure riescano ad andare d’accordo… Mario Porcile come Ugo Dell’Ara hanno segnato la storia della danza, con loro sono nati artisti come Paolo Bortoluzzi, Vittorio Biagi e anche Carla Fracci che proprio al Festival di Nervi debuttò nel famoso pas de quatre”.
Come sempre ringraziamo Bruno Vescovo per queste sue preziose testimonianze.
Francesca Camponero
[Foto in alto: Bruno Vescovo, Margot Fonteyn e Tiziano Mietto al Metropolitan di New York, 1981 ]