Danza incontro di solitudini
Dopo Hélène Blachburn e la sua Compagnie Cas Public, dopo l’ensemble di Marie Chouinard, la Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara chiude la rassegna dedicata ai coreografi del Québec, regione francofona del canada, con Daniel Léveillé e la compagnia omonima Daniel Léveillé Danse, i cui sette componenti sabato sera hanno interpretato “Solitudes Duo”.
“Solitudes Duo” è il naturale proseguimento della ricerca iniziata in “Solitudes Solo”, lavoro del 2012 al quale il Conseil des arts et des lettres del Québec ha assegnato il premio come miglior coreografia 2012-2013.
Qui Léveillé indaga le relazioni interpersonali e i limiti della libertà che si possono e che si riescono a ricavare in ogni rapporto a due, in un mondo in cui ogni tipo di incontro è condizionato da una tecnologia che tende a isolare gli individui più che a unirli.
All’interno della scatola nera del palcoscenico, un ballerino si posiziona sulla pedana bianca e subito un altro si unisce, iniziano a danzare, all’unisono oppure emulando l’uno i movimenti dell’altro, eseguendo salti e prese in un incontro-scontro, reiterando le combinazioni di gesti e pose. Poi il duetto finisce uno dei due scompare tra le quinte e arriva un altro performer, oppure escono entrambi, mentre entrano altri due loro compagni e la danza ricomincia sulle musiche di Bach, come in “Solitudes Solo”, oppure su classici contemporanei come i Doors.
“Solitudes Duo” è un lavoro astratto ed espressivo allo stesso tempo: non c’è una narrazione, è il movimento puro a parlare, i gesti reiterati eppure ogni volta diversi perché ciascun interprete apporta impercettibili variazioni date dalla propria particolare e unica sensibilità. Le emozioni e le situazioni che si accendono in una relazione fra due persone non vengono raffigurate, sono rese dal virtuosismo, dal contatto fisico, persino dagli sguardi fra i performers.
Quelli che i danzatori mostrano allo spettatore sono corpi in carne e ossa, la loro vulnerabilità. Ogni muscolo si flette, si tende, si scuote e si rilassa in piena vista, i ballerini ansimano, sospirano, nemmeno lo sforzo dei movimenti, dei salti, delle pose che Léveillé richiede ai suoi danzatori, al limite dell’impossibile, viene mascherato. E proprio per questo il pubblico apprezza la sfida continua contenuta in questa pièce: la particolare perfezione richiesta non è la leggiadria, la bellezza estetica, l’eleganza ad ogni costo, tipiche del balletto classico. Dato che siamo in un corpo a corpo è quest’ultimo a dover risaltare, in una semplicità per nulla spontanea.
Con “Solitudes Duo” Léveillé ci offre una danza ciclica, senza climax, a tratti irriverente, a tratti sensuale, a tratti commovente: una sequenza di istantanee per comporre una riflessione sui concetti di solitudine e unione, libertà dall’altro e bisogno dell’altro.
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